L’essere umano, di fronte all’inesorabilità di un decadimento fisico e di una fine, prova sempre un grande dispiacere. Il profondo turbamento che ne deriva e che stringe il cuore può trascinare in una “fase di risucchio” che aspira tutta l’acqua ondosa delle emozioni, rendendole anemiche, senza nerbo, smorte. L’autrice sorpassa e si spinge oltre questa fase, rivelando lo “scopo nascosto” dell’invecchiamento, la sua “ragion d’essere”, la sua forza di nobilitare l’animo umano senza farlo degradare in un senso di inutilità o di un non-senso. Non bada, nella sua narrazione, al meccanismo biologico dell’invecchiamento, né alle regole per un corretto stile di vita, né suggerisce una ragionevole accettazione se a questa ci si piega a malavoglia. L’autrice non bada neanche alle tecniche di sopravvivenza per poter vivere alla meglio la propria vecchiaia, ma va oltre l’applicazione di questi comuni atteggiamenti, sollecitando il lettore ad entrare “dentro le rughe” per rintracciare un intero vissuto, e per comprendere “cosa lasciare andare e cosa conservare per invecchiare senza paura e senza vergogna”.